L'altro giorno mi è capitato di leggere un articolo pubblicato sul quotidiano "La Repubblica" di tal Gabriele Romagnoli che, nel commentare l'attuale stato di grazia della formazione atalantina in campionato, non ha lesinato giudizi non proprio lusinghieri nei confronti di Cristiano Doni, reo di aver penalizzato la sua squadra alla luce di quanto successo quest'estate nell'orbita del calcio scommesse.
Il buon Romagnoli, che sarà anche un ottimo opinionista ma che all'Atleti Azzurri d'Italia non ha mai messo piede, esordisce in questo modo:
"Alla quarta di campionato vanno in testa i fantasmi: l'Atatanta che
sarebbe prima e il suo capitano che non c'è. La scena madre è
un'esultanza, quella di Luca Cigarini che infila una fiondata nel sette e
poi, invece di inventarsi una variante allo stucchevole album di ciucci
& trenini, prende a prestito il gesto dello squalificato Cristiano
Doni. A testa alta. Ti hanno punito per impicci di scommesse. A testa
alta. Hai penalizzato la tua squadra. A testa alta. E lo stadio si
esalta, in una hola assolutoria: ovazione per la maglia 27, ritirata dal
campo, coreografie da seduta spiritica, ostensione della casacca
sindone, dediche postume."
Senza strani giri di parole, Romagnoli, dando per certa ed archiviata la colpevolezza e la squalifica di Cristiano Doni , non si capacita di come la tifoseria atalantina abbia continuato prima e durante tutta la partita a inneggiare a quello che è il capitano de facto della squadra, non me ne vogliano Bellini e Manfredini. In realtà l'attaccamento al Cristiano orobico da parte dei tifosi della Dea non è mai mancato sin dal primo giorno in cui il capitano è stato coinvolto in questa assurda vicenda poichè, considerato i meriti acquisiti sul campo e l'attaccamento dimostrato alla maglia nerazzurra, si è pensato bene che il beneficio del dubbio lo avesse guadagnato, almeno sino a conclusione dell'iter giudiziario. Romagnoli ha deciso bene di seguire la linea editoriale tipica del giornale su cui scrive, sicuramente non nuovo nel portare avanti processi su carta in ben altri contesti.
Come ho sottolineato all'inizio di quest post, ritengo che l'autore dell'articolo non sia mai andato allo stadio a vedere una partita della Dea e di sicuro non ha alcuna conoscenza del solido legame che esiste tra la città di Bergamo e la sua squadra, un legame che unisce persone di differenti età e differente provenienza sociale, un connubio tra tifo e orgoglio di essere bergamaschi che sfocia nell'affetto e nel calore che i tifosi, manifestandoli verso i giocatori che scendono in campo, riservano in realtà alla Città dei Mille che hanno nel cuore... e questo, pensandoci bene, è quanto di buono è ancora rimasto nel calcio che, se ne fosse privo, sarebbe solo un prendere a calci un pallone con il fine di spedirlo in rete.
Questa premessa è fondamentale. Al tifoso bergamasco interessa l'Atalanta non i giocatori dell'Atalanta perchè è l'Atalanta a incarnare lo spirito della città, non Doni, Bellini e compagnia. Se chi scende in campo si dimostra degno di indossare la maglia nerazzura, dando tutto se stesso durante la partita e palesando di non essere un mercenario ma orgoglioso di giocare per e con l'Atalanta, viene automatico che i tifosi della Dea lo portino su un piedistallo. C'è chi per meriti sul campo e fuori da esso è considerata una bandiera, lo è Doni ora, lo è stato Carrera fino a qualche anno fa... sono giocatori che hanno dato l'anima per questa squadra e che non verranno mai dimenticati dal popolo nerazzurro nemmeno a fine carriera. Romagnoli questo non può saperlo, è abituato a vedere le partite in Tv, a giudicare da quello che sente e vede sempre con gli occhi degli altri e per lui i tifosi dell'Atalanta saranno i soliti ultras esaltati rissaioli e anti celereni, perchè questa è sempre stata l'immagine che l'opinione pubblica ha di noi.
Romagnoli si chiede perchè noi tifosi inneggiamo al nostro capitano anzichè insultarlo per aver calpestato la fiducia di un'intera città e aver penalizzato la propria squadra di una vita. La risposta è molto semplice. A Doni tutti noi dobbiamo molto perchè ha avvicinato nuovamente moltissime persone ad amare questa squadra e fino a che non verrà provata la sua colpevolezza resterà sempre il capitano della Dea e la sua parola conterà di più di quella di quattro giornalisti bacchettoni che probabilmente non hanno letto nemmeno le carte del processo. Se le avessero lette capirebbero come le accuse a carico di Doni sono tutte da dimostrare visto che il suo nome viene fatto da altri e non è mai stato coinvolto personalmente, tanto più che non è stata trovata nemmeno una telefonata con la voce del capitano. Ricordo che anche Manfredini era stato condannato in primo grado, poi assolto in modo completo e mi pare che nessuno si sia scusato con lui. I tifosi aspettano solamente le carte con le motivazioni della pena comminata a Doni, tutto qui. Queste carte non ci sono e fintanto che non verranno fornite, i tifosi, che non hanno dubbi sull'innocenza del capitano, continueranno a credere che non esistano e che Doni sia stato messo in mezzo ingiustamente e che la sua condanna sia stata decisa senza alcun riscontro oggettivo.
L'editoriale di Romagnoli viene farcito dalla seguente perla:
"Qui non ci sono colpevoli, ma perseguitati. Non soltanto Doni, chiunque
ha una curva disposta a giurare per lui e a seguirlo all'inferno. Da
Lotta Continua nel 1977 ai pasdaran di Berlusconi nel 2011, generazioni
si sono tramandate la parola chiave che apre la porta se non della
cella, dell'autoassoluzione: complotto"
Ottimo, ora Doni viene equiparato (con le dovute proporzioni si spera) a Berlusconi, vittime, per i sostenitori degli stessi, di un complotto ai loro danni. Non mi risulta che Doni si sia mai sottratto ai processi e agli organi di giustizia competenti ma che anzi stia accelerando per fare in modo che il processo stesso venga concluso perchè ansioso di dimostrare la sua innocenza e tornare in campo insieme ai suoi compagni. Berlusconi notoriamente non vai ai processi e se va lo fa per sparare merda su giudici e magistrati, ben sapendo che i suoi avvocati parlamentari troveranno qualche codicillo o leggina o lodo o decreto che farà cadere in prescrizione il processo, o, mal che vada, depenalizzare il reato. I fedelissimi di Berlusconi, che oramai si contano sulle dita, lo considerano l'unto dal Signore a prescindere, quindi che venga condannato o meno non ha molta importanza. I tifosi dell'Atalanta non stanno difendendo Doni a prescindere, lo stanno facendo perchè ancora nessuno ha mostrato le prove e le motivazioni della condanna al capitano. Troppo facile parlare di generiche prove evidenti di coinvolgimento. Mostrate queste prove, non chiediamo altro. Non è come nel caso di Berlusconi dove esistono interi faldoni di documenti e registri di telefonate che lo inchiodano, qui non c'è proprio niente e nessuno ha mai voluto mostrare nulla quindi è naturale che chi sostiene Doni sia sospettoso. Una persona è innocente fino a che ne viene dimostrata la colpevolezza, e questo vale sia per Doni che per Berlusconi. La differenza sta tutta nella reputazione. Da una parte abbiamo una persona che ha dato anima e corpo alla Dea e ha dimostrato di amare Bergamo. Dall'altra abbiamo un miliardario che ha dimostrato in 15 anni di governo di legiferare per se stesso, i suoi amici, le sue aziende, il suo culo. E' normale che se uno con la reputazione di Berlusconi viene indagato l'opinione pubblica lo consideri, magari a torto, già colpevole prima ancora che il processo venga concluso (ossimoro, visto che i processi a carico del premier di Arcore non hanno mai termine). E' tutta questione di credibilità: il premier non ne ha più, ne ha combinate così tante che l'ha definitivamente persa e si fa sempre più fatica a credere nella sua innocenza, qualunque sia il capo di imputazione. Ma Doni che ha fatto per meritarsi la colpevolezza a priori? Nulla, e questo i tifosi della Dea lo sanno bene, indi per cui il capitano merita rispetto e beneficio del dubbio.
Se poi si dovesse dimostrare in modo certo che Doni è coinvolto direttamente in queste vicende, Romagnoli può star certo che i tifosi dell'Atalanta non lo perdoneranno mai, a prescindere da tutto quello di storico ha fatto per la squadra in passato. Perchè la maglia nerazzurra è una sola e se la tradisci non sei più degno di indossarla. Ma fino a prova contraria Doni è e rimarra l'unico capitano della squadra.
Linko l'ultimo comunicato degli organi giudicanti della FICG che riguarda Signori, Santoni e Bellavista. L'Atalanta viene spesso tirata in ballo ma, come naturale, le motivazioni della condanna di Doni non sono ancora state fornite... e noi aspettiamo ancora.
Nessun commento:
Posta un commento