Che a questo governo il Web stia un pò indigesto, come costine e verza a colazione, è cosa ben risaputa. D'altra parte come potrebbe essere altrimenti: Internet è per definizione libero e controllare l'informazione è praticamente impossibile anche per una persona ricca e potente come il premier. Il controllo dell'informazione è uno dei motivi, se non il principale motivo, per cui questi farabutti sono ancora al potere. Se la gente fosse informata veramente di quella che è la reale situazione italiana non se ne salverebbe nemmeno uno dalla rabbia e dalla furia delle persone da loro immeritatamente "rappresentate".
Che l'informazione tramite stampa e televisioni fosse controllata è cosa altrettanto nota. Dopotutto il nostro capo del governo detiene tre televisioni e ne controlla praticamente altre due piazzando i suoi servitori e leccapiedi a capo delle varie trasmissioni, ovviamente a spese nostre, leggasi i vari Minzolini, Vespa, Ferrara e compagnia bella. La stampa è quella che è, e se non è al soldo diretto di Berlusconi, a qualche potere forte, economico o politico che sia, comunque risponde. Non per nulla secondo il rapporto ’’Freedom of the Press 2009" pubblicato da Freedom House
(organizzazione non-profit fondata negli Stati Uniti nel 1941, per la
difesa della democrazia e la libertà nel mondo), l’Italia non è un Paese completamente libero per i giornalisti. Il nostro Paese è stato infatti declassato a causa "di
limitazioni imposte dalla legislazione, per l’aumento delle
intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine
organizzato e di gruppi dell’estrema destra, e a causa di una
preoccupante concentrazione della proprietà dei media".
Non siamo ancora una dittatura da questo punto di vista ma siamo sulla buona strada per esserlo considerando tutti i tentativi di annullare quel poco di libertà di informazione rimasta. Come dire, se non puoi comprarla, distruggila!
L'Italia è invece completamente libera per quanto riguarda l'informazione via Internet e mi sembra giusto che il governo meno liberale della storia repubblicana intervenga in tal senso. Non vorrei mai che troppa libertà di espressione ci dia alla testa. Sapendo benissimo che in rete le notizie, quelle vere, si diffondono un secondo dopo che il fattaccio viene compiuto, la reputazione di tutti i nostri politici, nessuno escluso, sarebbe distrutta in un attimo. A dirla tutta non è che questi delinquenti abbiano chissà poi quale reputazione da difendere, basta cercare un attimo in rete e si scopre di tutto. In ogni caso pare che la gente in Italia cominci a informarsi sempre più tramite il web rispetto agli anni precedenti. Per carità, sotto questo aspetto siamo ancora al neolitico, soprattutto se comparati al resto degli Stati cosidetti avanzati. Però progressi ci sono e forse questo spaventa chi detiene il potere immeritatamente.
Premessa: di internet la nostra classe politica non capisce nulla. E' uno strumento che non conoscono e non comprendono. Se un Gasparri, un La Russa, un Capezzone aprissero un blog, sarebbero costretti a chiuderlo all'istante per manifesta incapacità di relazionarsi con gente che sa fare domande scomode. Mastella su questo può dire qualcosa. Ecco che, non potendolo controllare dall'interno, risulta necessario trovare qualche soluzione che possa minare il web dall'esterno. Evidentemente tagliare qualunque tipo di investimento per la diffusione della banda larga non è sufficiente per un paese dove il 50% delle utenze si collega ancora con un modem 56Kbps. E allora ecco che viene riproposta quella che già in passato è stata definita come norma Ammazza Blog presente all'interno dell'ennesimo decreto legge sulle intercettazioni presentato da Angelino Alfano.
Di questa norma è molto interessante il seguente postulato:
Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici
diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono
pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse
caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la
stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.
In parole povere, se pubblichi sul tuo blog qualcosa scomodo a qualcuno, quel qualcuno potrà obbligarti, per legge, a inserire una rettifica entro 48 ore dalla pubblicazione. Se non lo fai, multe fino a 12 mila euro. Questo a prescindere da cosa scrivi e soprattutto se ciò che scrivi è vero o falso.
Il mio dubbio, ma lo è per molti, è il seguente: ma se riporto un fatto vero e documentato, che cazzo devo rettificare? Per rettificare una cosa vera, devo per forza scrivere una cosa falsa. Va bene mettere il bavaglio alla rete ma obbligare la gente a scrivere cose false anche sui propri siti, come se fosse un Belpietro e un Sallusti qualunque, è veramente troppo! Per un governo così vicino ai valori cattolici, o almeno così dice di essere, non è bello obbligare i figli di Dio a violare quello che è l'ottavo dei comandamenti cristiani, non trovate?
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